Introduzione
«Se potessi inviarti questa pagina ieri, lo farei subito. Per ora posso solo spiegarti perché la fisica non ha ancora il timbro dell’ingegnere.»
Il viaggio nel tempo infiamma la fantasia collettiva da H.G. Wells al cinema d’oggi. Da decenni la relatività generale offre scenari che lo rendono plausibile, almeno sulla carta. L’affermazione virale «Time travel is now simply an engineering problem» circola sui social attribuita al fisico Michio Kaku. Ma è davvero così?
Un’analisi pubblicata su Scientific American mostra che la questione è ben più complessa di un progetto di officina. In questo articolo esploriamo ciò che la scienza accetta, ciò che ancora manca e le cinque barriere tecniche che separano i laboratori dal primo biglietto per ieri.

Da Einstein ai feed social: come nasce l’idea della macchina del tempo
Nel 1916 Albert Einstein pubblicò la relatività generale, dimostrando che la materia può incurvare lo spazio‑tempo e, in principio, generare scorciatoie temporali. Già nel 1949 Kurt Gödel trovò una soluzione rotante che consente linee temporali chiuse; negli anni ’70 incontriamo Frank Tipler con i suoi cilindri cosmici in rotazione relativistica.
Il vero salto di qualità arrivò nel 1988 quando Kip Thorne, Michael Morris e Ulvi Yurtsever mostrarono che un wormhole traversabile potrebbe trasformarsi in una macchina del tempo se le sue due “bocche” vengono accelerate in modo differente. Il loro studio su Physical Review Letters rimane la base teorica di quasi tutta la letteratura successiva.
Sai una cosa? Confondere “non vietato” con “quasi fatto” è umano; ma la fisica, come un severo revisore di bilancio, pretende numeri prima dei sogni.
Oggi i social rilanciano infografiche fuori contesto, ma la teoria delle closed timelike curves resta priva di istruzioni pratiche: senza energia esotica e controlli di stabilità, ogni tunnel collasserebbe in un sospiro. Ecco perché, oltre il fascino dei meme, la palla passa all’ingegneria – e qui iniziano davvero i guai.li chiuse (closed timelike curves), ma non fornisce un manuale d’uso. Tocca all’ingegneria – e qui iniziano i guai.
Wormhole traversabile: istruzioni per un viaggio ipotetico
Un wormhole funziona, semplificando, come un ponte tra due bocche dello spazio‑tempo. Se le bocche subiscono accelerazioni diverse o vengono fatte ruotare, i loro orologi si sfasano. Attraversando il tunnel si potrebbe dunque saltare avanti o indietro nel tempo rispetto all’esterno.
Tuttavia un tunnel del genere collassa in meno di un battito di ciglia, a meno che non sia puntellato da energia negativa – un tipo di pressione anti‑gravitazionale osservabile solo in fenomeni quantistici di scala microscopica (effetto Casimir).
Cinque sfide ingegneristiche che ci tengono ancorati al presente
1. Generare energia negativa a scala macroscopica
I calcoli di Morris‑Thorne richiedono quantità di energia negativa paragonabili alla massa di Giove, concentrate in un anello sottile attorno al wormhole. Al momento, in laboratorio riusciamo a produrne tracce minuscole: bilioni di miliardesimi di joule.
Ritorno al futuro? Prima troviamo una batteria che valga un sistema solare.

2. Stabilizzare il tunnel contro le fluttuazioni
Anche supponendo il “carburante”, bisogna impedire che il wormhole si richiuda per perturbazioni gravitazionali. Servirebbe un sistema di controllo in tempo reale più veloce della luce… che, per definizione, non possiamo avere.

3. Protezione cronologica di Hawking
Stephen Hawking propose che la Natura inneschi instabilità quantistiche ogni volta che si crea un’ansa temporale. Effetti come la radiazione di particelle virtuali farebbero esplodere il tunnel prima che qualcuno possa entrarci.

4. Paradossi temporali e autoconsistenza
Mettiamo di aggirare la congettura di Hawking: restano i paradossi. La meccanica quantistica suggerisce soluzioni con mondi multipli o stati autoconsistenti, ma il controllo di tali regimi richiederebbe computer quantistici ancora ipotetici.
5. Scala di ingegneria e sicurezza
Finché si parla di singoli fotoni in un laboratorio criogenico, possiamo “simulare” curve temporali. Trasportare un essere umano implicherebbe energie stellari, schermature antiradiazioni mai progettate e protocolli etici inediti.
Ricerca in corso: piccoli passi, grande clamore
- Metamateriali a indice negativo per imitare metriche spazio‑temporali in laboratorio.
- Esperimenti con luce entangled per testare versioni “toy” di curve temporali.
- Propulsione a curvatura: il team di Harold “Sonny” White indaga micro‑effetti di distorsione del vuoto quantistico.
- Computer quantistici che simulano CTC per capire limiti e opportunità dell’informazione fuori sequenza.
Curioso, vero? Lavorare sul viaggio nel tempo produce già tecnologie spin‑off, anche se la Delorean resta in garage.

Applicazioni collaterali che valgono la ricerca
- Navigazione spaziale avanzata – Modellare la curvatura aiuta a pianificare traiettorie gravitazionali per sonde interstellari.
- Sensori gravitazionali ultra‑precisi – Le tecniche sviluppate per misurare micro‑fluttuazioni servono ad affinare i rivelatori di onde gravitazionali.
- Crittografia quantistica robusta – I modelli di autoconsistenza ispirano protocolli resistenti agli attacchi del futuro.
- Divulgazione scientifica – Parlare di tempo che scorre all’indietro attira pubblico e investimenti verso la fisica fondamentale.
Perché la narrativa è preziosa, anche se il cronometro resta fermo
Le storie sul “viaggio nel tempo” fanno molto più che intrattenere: attivano la curiosità, motivano futuri scienziati e guidano investimenti in infrastrutture di ricerca.
- Ispirazione su grande scala. Serie come Doctor Who e film come Interstellar non sono semplici finzioni: hanno ispirato migliaia di studenti a intraprendere studi in fisica e ingegneria, alimentando un solido bacino di talenti destinati a progetti di frontiera (LIGO, ESO, NASA).
- Dialogo tra pubblico e scienza. Conferenze divulgative, festival scientifici e canali digitali sfruttano narrazioni avvincenti per avvicinare anche chi non ha background tecnico. Il rapporto di NASA APPEL su Sharing NASA’s Science and Engineering Stories lo conferma.
- Spin‑off culturali e finanziamenti. Una forte storia crea consenso sociale, essenziale per ottenere finanziamenti statali e privati: senza la fascinazione per il tempo finiremmo senza proposte per i prossimi telescopi spaziali.
Ecco il punto: l’ispirazione può precedere l’invenzione, ma non sostituirla.
Le narrazioni non cancellano gli equilibri di energia o i paradossi della fisica, ma gettano i semi delle prossime scoperte. Se il motore di Curvature Drive rimane un’idea da romanzo, senza il romanzo non avremmo neppure iniziato a sognarlo.
Conclusione
Il viaggio nel tempo non è proprio un progetto da weekend fai da te: somiglia più a una maratona a ostacoli fatti di pianeti ed equazioni impenetrabili. È come costruire un razzo con i Lego, solo che i Lego hanno una volontà tutta loro.
Finché non avremo in garage un accumulatore di energia negativa grande quanto un impianto solare e un manuale “anti-paradossi” degno di un thriller fantascientifico, il nostro biglietto per il passato resterà… in prevendita.
E se qualcuno dal futuro ci sta leggendo, grazie in anticipo per i segreti del mestiere: prometto di non spoilerare la serie!
“Leggi anche: Via Lattea vs Andromeda: Tutto sull’Incontro Galattico”