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Hulk Hogan morto a 71 anni. Lo leggiamo e ci sembra di rivedere le arene in piedi, le bandane gialle che ondeggiano, le mani all’orecchio per ascoltare il boato del pubblico. L’uomo che ha trasformato il wrestling in uno spettacolo di massa se n’è andato, lasciando dietro di sé una scia di ricordi, catchphrase e momenti che hanno segnato intere generazioni. In Italia – dove la sua immagine è arrivata forte, tra TV private, VHS e pomeriggi passati a imitare il leg drop – Hogan era più che un wrestler: era un personaggio di famiglia.

Cosa è successo, in breve
I soccorsi sono intervenuti nella sua residenza di Clearwater, Florida, per una grave emergenza cardiaca. Poco dopo, in ospedale, Hogan è stato dichiarato morto a 71 anni. La notizia è stata ripresa e confermata da WWE e dalle principali testate internazionali. Da quel momento, una valanga di messaggi di cordoglio ha invaso i social: colleghi storici, rivali, amici e milioni di fan nel mondo.
«Brother»: la parola che ha unito un’epoca
Hogan parlava al pubblico con un tono che sembrava personale, quasi familiare: «Brother». Quella parola, che con lui diventava un marchio, in Italia ha risuonato da nord a sud. Ha insegnato a intere generazioni che il wrestling è sì spettacolo, ma anche rituale, linguaggio, appartenenza. E quando alzava la mano all’orecchio per “ascoltare” il pubblico, era come se chiedesse anche a noi, dal divano, di urlare più forte.

Dai main event di WrestleMania alla Hall of Fame
Chi era davvero Terry Gene Bollea?
- Sei volte campione WWE
- Due Royal Rumble vinte (1990 e 1991)
- Hall of Fame WWE nel 2005 (e di nuovo nel 2020 con la NWO)
- Protagonista di otto dei primi nove main event di WrestleMania
Hogan non era solo il volto della WWF/WWE degli anni ’80 e ’90: era il biglietto d’ingresso del wrestling nella cultura pop mainstream. Senza di lui, probabilmente, non avremmo visto l’esplosione globale che ha fatto della WWE un fenomeno planetario.

Hulkamania: una gimmick diventata religione pop
Chi non ricorda la maglietta strappata, il leg drop finale, il dito puntato contro l’avversario, le vene gonfie, l’urlo che incendia le arene? L’Hulkamania è stata un’onda lunga: merchandising, spot, cartoni animati, film, reality. Hogan era ovunque.
Tre ingredienti che l’hanno resa immortale:
- Iconografia riconoscibile: bandana gialla, baffi a ferro di cavallo, fisico da supereroe.
- Storie semplici ma efficaci: lui contro il male assoluto, il bene che trionfa per i fan.
- Connessione con il pubblico: Hogan guardava in camera e parlava direttamente a te, “brother”.
L’Hogan italiano: perché qui lo abbiamo amato così tanto
In Italia, tra gli anni ’80 e ’90, Hogan è esploso grazie all’arrivo del wrestling sulle reti private e ai primi passaggi televisivi che ci mostrarono un modo di raccontare lo sport totalmente nuovo: esagerato, colorato, teatrale, irresistibile.
Per tanti di noi il wrestling ha un primo nome: Hulk Hogan. E non è un caso se ancora oggi i social italiani si riempiono di clip dei match contro André the Giant o dei promo urlati che sapevano di cinema anni ’80.
Numeri, record, impatto
Per capire quanto sia stato enorme il suo passaggio, bastano alcuni dati:
- 12 titoli mondiali complessivi tra WWF/WWE e WCW
- Il bodyslam su André the Giant è uno dei momenti più iconici della storia del wrestling
- La sua adesione alla NWO in WCW ha riscritto il concetto di heel turn nel wrestling moderno
- Un merchandising che ancora oggi macina vendite tra nostalgici e nuovi fan
Il lato umano: successi, inciampi, rinascite
Hogan è stato anche al centro di controversie, cause legali, scivoloni pubblici. È parte della sua storia. Un uomo ingombrante, un’icona capace di sbagliare e rialzarsi, di cadere nell’occhio del ciclone e di tornare, di nuovo, al centro della scena. Raccontarlo soltanto come eroe o solo come villain sarebbe riduttivo. Hogan è stato un’epopea, completa, contraddittoria, profondamente umana.

Perché oggi serve prudenza: le fake news su Hogan prima di oggi
Nel corso degli anni, intorno alla sua salute si sono accumulate bufale, mezze notizie, rumor. Per questo la notizia della sua morte è stata trattata con estrema cautela dai media più seri:
- Prima di condividere, cerca la conferma ufficiale (WWE, famiglia, autorità).
- Confronta almeno due o tre testate autorevoli.
- Evita di rilanciare screenshot senza fonte: la velocità non vale la credibilità.
Questa volta, purtroppo, la conferma è arrivata. E il mondo del wrestling ha abbassato le luci.
Domande frequenti
Hulk Hogan è davvero morto? Sì. La notizia è stata confermata da WWE e da più media autorevoli.
Si conoscono le cause della morte? Le prime ricostruzioni parlano di arresto cardiaco. Saranno gli aggiornamenti ufficiali a chiarire ulteriormente il quadro.
Qual è il suo lascito più grande? Aver trasformato un fenomeno di nicchia in uno spettacolo globale. E aver “parlato” ai fan come pochi altri hanno saputo fare.
Perché gli italiani lo amavano tanto? Perché era bigger than life, come i film anni ’80 che ci hanno cresciuti. Diretto, colorato, rumoroso, epico. E perché, in fondo, ci faceva sentire parte di qualcosa.
Conclusione: l’urlo, la posa, il silenzio
Hulk Hogan se n’è andato, ma l’eco del suo ingresso sul ring continuerà a rimbombare. Le sue pose, le sue frasi, la sua estetica “larger than life” resteranno un vocabolario emotivo condiviso da milioni di fan.
E allora, oggi più che mai, l’omaggio giusto è semplice: mani all’orecchio, fratello, e ascolta il boato di chi ti sta salutando. Perché l’Hulkamania, da questa parte dell’oceano, non smetterà di correre. Mai.
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