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Terapia genica sordità: 5 prove cliniche riaccendono l’udito

terapia genica sordità

Introduzione

La terapia genica sordità congenita non è più solo una promessa da conferenza: oggi esistono bambini che, nati sordi, tornano a sentire voci, risate e persino il fruscio dei passi. È una notizia che sembra “da film”, ma ha basi cliniche serie. Prima un sorriso: chi diceva “non si sente nulla” dovrà aggiornare la playlist! Battute a parte, stiamo parlando di un progresso che unisce biologia molecolare, microchirurgia dell’orecchio e tecnologie di vettore AAV.

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Il bersaglio è il gene OTOF (otoferlina), la causa della forma DFNB9: quando difettoso, impedisce alle cellule ciliate della coclea di inviare segnali al nervo acustico. Le nuove ricerche hanno dimostrato che ripristinare l’otoferlina con una singola iniezione intracocleare può riattivare il circuito dell’udito. In questo articolo vediamo come funziona, cosa raccontano gli studi, chi può beneficiarne oggi e quali limiti rimangono, con un linguaggio chiaro ma senza rinunciare alla precisione che serve quando si parla di salute. Nature

OTOF e DFNB9: perché un solo gene può “spegnere” l’udito

Nella sordità DFNB9 il problema non è l’orecchio “rotto” in senso meccanico, ma un difetto molecolare: l’otoferlina, proteina chiave rilasciata dalle cellule ciliate interne, non consente il trasferimento del segnale sonoro in impulsi nervosi. In pratica, il suono entra, vibra, ma non “parte” verso il cervello. La terapia genica sordità congenita prova a colmare proprio questo vuoto: consegnare una copia funzionante del gene OTOF alle cellule ancora presenti ma biologicamente “mute”.

È un esempio perfetto di medicina di precisione: il sintomo (sordità profonda) può sembrare simile ad altre forme, ma la causa genetica è specifica e, quindi, correggibile. Restituire l’otoferlina significa permettere ai sinapsi delle cellule ciliate di rilasciare neurotrasmettitori, riaprendo la via uditiva. Non tutte le sordità congenite dipendono da OTOF; perciò la selezione dei pazienti richiede test genetici mirati e un inquadramento clinico attento. NatureThe Lancet

Come funziona la terapia: il ruolo dei vettori AAV

Per riportare il gene giusto nel posto giusto si usano vettori AAV (adeno-associated virus), “navette” biologiche capaci di penetrare le cellule bersaglio e “consegnare” il DNA terapeutico. Nel caso di OTOF, il gene è grande e in diversi protocolli è stato diviso in due parti (strategia dual-AAV) oppure ottimizzato in un singolo costrutto, quindi ricombinato nelle cellule ciliate. La procedura avviene in sala operatoria con un’iniezione intracocleare, spesso durante un intervento simile a quello di un impianto cocleare, ma con finalità differenti: non si entra per posare un dispositivo, bensì per riattivare l’udito nativo.

Dopo la somministrazione, la “macchina cellulare” inizia a produrre otoferlina funzionante e, se le cellule sono integre, il circuito torna attivo. Il monitoraggio comprende potenziali evocati uditivi (ABR), audiometria e valutazioni del linguaggio, con follow-up per sicurezza e durata dell’effetto. The Lancet

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Le prime prove cliniche pubblicate: cosa dicono davvero

Il 2024 ha segnato una svolta: uno studio clinico bilaterale su bambini con DFNB9 ha mostrato restauro dell’udito in tutti i cinque pazienti trattati, con miglioramenti nelle soglie audiometriche, nella percezione del parlato e persino nella localizzazione dei suoni. Non sono case report isolati: si tratta di dati pubblicati su Nature Medicine, con follow-up e descrizione dettagliata degli esiti. È il primo studio a riportare trattamento su entrambe le orecchie in questa indicazione, elemento chiave per lo sviluppo del linguaggio.

Le reazioni avverse osservate sono state lievi o moderate e gestibili, senza tossicità dose-limitante. Questi risultati non significano “cura universale” della sordità, ma attestano in modo robusto che ripristinare il gene OTOF può tradursi in recupero udito clinicamente rilevante in un sottoinsieme ben definito di bambini nati sordi. NatureMass Eye and Ear

Conferme indipendenti: i dati su The Lancet e i centri statunitensi

In parallelo, The Lancet ha pubblicato dati clinici su AAV1-hOTOF, confermando sicurezza ed efficacia della strategia anche con protocolli leggermente diversi e in setting non identici. Negli Stati Uniti, il Children’s Hospital of Philadelphia ha eseguito la prima procedura del Paese, mentre altri centri accademici hanno diffuso aggiornamenti coerenti: in alcuni casi, il recupero udito è comparso entro settimane dalla somministrazione.

Questi riscontri, provenienti da gruppi e piattaforme differenti, riducono il rischio che il fenomeno sia un’anomalia di un singolo laboratorio. Restano da chiarire la durata dell’effetto e la risposta nelle diverse fasce d’età, ma il “se” funziona ha ormai basi solide; la vera domanda è “per chi, quanto e per quanto tempo”. The Lancet+1Children’s Hospital of PhiladelphiaHarvard Medical School

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Trial industriali: DB-OTO e AK-OTOF

L’interesse dell’industria ha accelerato la ricerca. DB-OTO (Regeneron/Decibel) e AK-OTOF (Akouos/Eli Lilly) sono due programmi clinici che mirano al recupero udito in DFNB9 tramite vettore AAV. I dati annunciati finora mostrano miglioramenti sostanziali in diversi bambini, con profili di sicurezza finora incoraggianti. Ciò è importante perché conferma che la terapia genica sordità congenita non è confinata a un unico protocollo, ma è riproducibile con piattaforme diverse.

Anche qui, prudenza: si tratta di studi di Fase 1/2, con numeri limitati e follow-up in corso. Tuttavia, ogni aggiornamento punta nella stessa direzione: riportare l’otoferlina significa ripristinare la sinapsi della coclea e, quindi, l’udito naturale. Lilly Investor RelationsFierce BiotechRegeneron Investor RelationsCGTlive

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Chi può beneficiarne oggi e chi no

La terapia non si applica “a chiunque sia nato sordo”: serve una diagnosi genetica che identifichi una variante patogena del gene OTOF. Inoltre occorre che le cellule ciliate siano presenti e ancora suscettibili all’espressione della proteina. Questo spiega perché i protocolli clinici hanno criteri di inclusione stretti e perché alcuni bambini rispondono più rapidamente di altri. L’età alla somministrazione conta: intervenire durante finestre critiche di sviluppo del linguaggio può massimizzare i benefici funzionali.

Per le forme non legate a OTOF, altre linee di ricerca sono in corso (editing, protezione delle cellule ciliate, terapia per altre mutazioni), ma i risultati non sono sovrapponibili a quelli di DFNB9. Tradotto: esistono evidenze forti per una porzione definita di pazienti; per gli altri, la strada è più lunga e richiederà protocolli diversi. Nature

Sicurezza, rischi e incognite a lungo termine

Finora gli eventi avversi riportati sono stati per lo più lievi o moderati (febbre, nausea, disturbi transitori), senza tossicità dose-limitante negli studi principali. Il profilo dei vettori AAV è considerato relativamente sicuro, ma esistono domande aperte: la durata dell’espressione del gene, il potenziale bisogno di reiniezioni, la risposta immunitaria nel tempo e le implicazioni di trattamenti bilaterali in età molto precoce.

I protocolli prevedono follow-up pluriennali proprio per misurare stabilità dell’effetto e sicurezza tardiva. È essenziale che le famiglie comprendano l’equilibrio tra benefici attesi e rischi noti/ignoti, confrontandosi con équipe multidisciplinari che includano otologi, genetisti, logopedisti e psicologi, in modo da pianificare il percorso riabilitativo più adatto al bambino. NatureThe Lancet

Terapia genica o impianto cocleare? Il confronto che conta

Gli impianti cocleari hanno trasformato la vita di molte persone con sordità profonda e resteranno un cardine della cura. La terapia genica sordità congenita offre però qualcosa di diverso: la possibilità di recuperare l’udito nativo, sfruttando l’anatomia e la fisiologia dell’orecchio umano. Questo può tradursi in una percezione del suono più “ricca”, una localizzazione più naturale e, in prospettiva, meno dipendenza da dispositivi esterni.

Non si tratta di sostituire l’uno con l’altra, ma di ampliare le opzioni: per DFNB9 con gene OTOF, la terapia può essere considerata quando la diagnosi genetica è chiara e si rientra nei criteri dei trial; per altre forme o quando le condizioni anatomiche non lo consentono, l’impianto resta l’alternativa più consolidata. Una medicina davvero centrata sulla persona deve saper valutare entrambi i percorsi. ENTtoday

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Tappe regolatorie e accesso: cosa aspettarsi

Dagli studi pubblicati alla pratica clinica il passo non è immediato: servono ulteriori trial controllati, definizione delle dosi, standardizzazione della chirurgia e valutazioni costo-efficacia. In Europa e negli USA le autorità regolatorie esamineranno i dossier man mano che arriveranno dati di Fase 2/3; nel frattempo, l’accesso è possibile solo attraverso studi clinici attivi. Le famiglie interessate dovrebbero rivolgersi a centri di riferimento per l’audiologia pediatrica che possano indirizzare a trial idonei. Una risorsa utile per comprendere l’impatto clinico è l’articolo su Nature Medicine – leggendolo, si vede come i protocolli bilaterali abbiano migliorato udito e linguaggio nei bambini trattati (Nature Medicine). Nature

Implicazioni per il linguaggio e la scuola

Il recupero udito non è solo una soglia audiometrica più bassa: significa poter percepire il parlato, localizzare i suoni e interagire con l’ambiente scolastico. Nei report clinici si osservano progressi nella percezione del linguaggio e nella capacità di orientarsi ai suoni, aspetti che incidono direttamente sull’acquisizione delle competenze comunicative.

È cruciale accompagnare la terapia con un percorso logopedico e con ambienti sonori favorevoli, perché il cervello “impara” a decodificare stimoli che prima non arrivavano. In prospettiva, intervenire precocemente potrebbe ridurre la necessità di supporti intensivi in età scolare, pur restando indispensabile un monitoraggio educativo personalizzato. Ogni bambino, con la sua storia e i suoi tempi, può ora contare su uno strumento in più per costruire la propria voce nel mondo. Mass Eye and Ear

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Etica e pluralità delle esperienze

Ogni innovazione biomedica porta con sé interrogativi: come garantire un consenso davvero informato in età pediatrica? Come rispettare la cultura sorda e la lingua dei segni, evitando narrazioni riduttive? La terapia genica sordità congenita non cancella l’identità di nessuno: offre una nuova scelta a famiglie e bambini con DFNB9. Riconoscere la pluralità delle esperienze significa evitare contrapposizioni sterili tra approcci riabilitativi e valorizzare percorsi su misura. L’elemento centrale è la libertà informata, sostenuta da dati solidi, programmi di counselling e un sistema sanitario capace di assicurare equità di accesso quando i trattamenti saranno approvati. Harvard Medical School

Oltre OTOF: cosa c’è all’orizzonte

Il successo su gene OTOF ha un valore simbolico e metodologico: dimostra che correggere un difetto molecolare alla fonte può riaccendere l’udito. Ora la ricerca guarda ad altre mutazioni (per esempio GJB2, TECTA, MYO7A) e a strategie complementari come l’editing genomico o la protezione delle cellule ciliate. La sfida, qui, è duplice: superare i limiti di carico dei vettori AAV per geni “grandi” e garantire espressione sufficiente nelle cellule giuste. Le lezioni apprese da DFNB9 – selezione genetica, tempistiche di intervento, outcome realmente “funzionali” – faranno da guida. Non sarà un percorso rapido, ma la traiettoria è tracciata: dalla diagnosi alla terapia per forme sempre più personalizzate di perdita uditiva. ScienceDirect

Conclusione

La storia della terapia genica sordità congenita è appena iniziata, ma ha già il suono della realtà clinica: gene OTOF, vettore AAV e protocolli ben progettati hanno mostrato recupero udito in bambini nati sordi. È un risultato che emoziona, richiede prudenza e invita a un lavoro corale tra ricerca, ospedali, scuole e famiglie. Oggi non abbiamo una bacchetta magica per tutte le sordità; abbiamo però un nuovo strumento che, per DFNB9, cambia le regole del gioco. E chi lo avrebbe detto? Per una volta, la “buona notizia che fa rumore”… è proprio il ritorno del rumore stesso. Nature

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